Io non credo ci sia bisogno di essere dei grandi analisti politici per fare alcune considerazioni abbastanza ovvie. Analizzare il fenomeno delle sardine, adesso che qualche settimana è passata dalla prima manifestazione di piazza, non credo che abbia bisogno di tante elucubrazioni. Basta avere un po’ di equilibrio, non impregnare il proprio ragionamento con l’ideologia (qualunque essa sia – legittimamente). Con tutte le premesse del caso (far scendere in piazza tante persone non è semplice, soprattutto adesso; il sentimento più o meno popolare che va comunque rispettato; la libertà di esprimere il proprio pensiero), infatti, ho la vaga impressione che si verifichi quel fuoco di paglia che ho (umilmente) percepito anche dalle nostre parti. Perché – come ho avuto modo di scrivere subito dopo la manifestazione a Siena – poi dalle idee (giuste o sbagliate) bisogna trovare una sintesi, se non politica, governativa o amministrativa: cioè tradurre il pensiero in parole, in fatti, in proposte concrete. Al di là di possibili o meno candidature (di cui mi interessa nulla), creazioni di movimenti e quant’altro. E’ forse l’incapacità endemica della sinistra e del centrosinistra di creare questo, in una sorta di unità di intenti e anche di concretezza, per cui si preferisce dire “io sono un po’ più di sinistra (o di centro, a seconda) di te”, opporre i “se e i ma” e i “però”, spostarsi sempre di più sulla linea dei distinguo che, trasudano, ahimè, meramente una ricerca di visibilità o fanno pensare a una tradizione poltronara, invece che alla differenza di proposte e idee. Un ragionamento cervellotico in cui chi guarda si perde, dietro agli spostamenti millimetrici dei partiti o movimenti unpopiuasinistradite, lontani dalla verità e dalla realtà quotidiana di chi non mette insieme il pranzo con la cena, per esempio. E così la preferenza è attaccare quello che, teoricamente, sta non dico accanto, ma perlomeno nelle vicinanze, invece che trovare con esso i punti di contatto o quel compromesso che in tanti radical chic di sinistra e affini (anche di giovane età), rifuggono, avendo letto poco o niente degli sbandierati Enrico Berlinguer e Palmiro Togliatti (ma anche Don Lorenzo Milani, per dire). E infatti la tanto vituperata Lega di Salvini non scende, anzi, forse, sale nei sondaggi. A dispetto delle sardine, che nel loro mare alla fine rischiano di affogare. Qui sotto, per esempio, uno dei tanti pareri a riguardo.
Lettera di una millenial alle sardine: “Perché non parlate di lavoro e giovani sfruttati?”
Ps uno: Siamo quasi a Natale, magari sarò un po’ noioso, ma l’argomento è pregnante. Non credo solo per il sottoscritto, ma un po’ per tutti (vedi qui). Perché non parliamo di lavoro, di generazioni, di privilegi? E di come hanno “fottuto” (è una provocazione, ma mica tanto) la mia generazione?
Ps due: Six Underground, come prenderla a ridere, ma neppure troppo (leggi qui).