Approfondire le carte

Approfondire le carte. Sembrerebbe un assioma, una banalità di quelle che dovrebbero essere insegnate nelle scuole (di giornalismo e non solo), eppure quello che accade oggi – ne ho ragionato altre volte – è tutto l’opposto.

Ci si abbandona all’ignoranza. E’ più semplice, meno faticoso, anche quando atti, documenti, scritti e libri sono ormai a disposizione e alla portata (anche economica) di tutti, o quasi. E’ incredibile come il (presunto) allargamento della democrazia derivato dal fansmagorico mondo dei social abbia avuto una causa direttamente inversa: l’addio dell’approfondimento, il benservito alla lettura, il goodbye all’analisi.

Certo la tendenza in qualche modo è partita con la televisione dell’era moderna e quello che alcuni chiamano lo show time, il “tutto quanto fa spettacolo”; anche l’informazione, con la nascita e la crescita di alcune trasmissioni cult, che non si capisce bene se facciano (appunto) comicità, avanspettacolo o giornalismo. Colpa anche del giornalismo stesso, s’intende, e del suo piegarsi a seconda del vento.

Mi stupisce, però, di più l’atteggiamento del “popolo” (ino). Che prende per buono quello che viene vergato adesso qui e ora là, pur avendo a disposizione tutti gli strumenti, financo gli atti processuali o di indagine, tanto per citare qualcosa. Certo, leggere migliaia di pagina non è semplice, ma esistono libri che riassumono scientificamente tutto o ne esisteranno a breve su altre vicende. Ci sono anche strumenti tecniologici più smart, come i podcast, comodi da ascoltare in qualunque momento. Perché non ritagliarsi qualche tempo e – solo dopo – vergare il proprio pensiero sui social? Perché costa fatica.

Ps: ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale…oppure no?

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