“Se Fassino vuole fare a cambio”: oppure no?

A volte credo che la cosidetta sinistra (o quel che ne rimane, direbbe qualcuno), sia afflitta dal tafazzismo esasperato, oppure, semplicemente, non abbia grandi consiglieri fra gli esperti di comunicazione. Dalle lande pugliesi ho ascoltato l’intervento in Aula di Piero Fassino che ci ha aggiornato sullo stipendio mensile di un parlamentare: 4.718 euro netti. Il Sole 24 Ore ha ricostruito qui la vicenda, anche per chi volesse davvero capire quanto guadagna un eletto. Edulcorando, dunque, la questione da qualsiasi appartenza politica.

Innegabile, il mio primo pensiero è stato “Se vuole fare a cambio…”. Intendiamoci: mi ritengo al momento fortunato. Ho uno stipendio fisso (non sto qui a dare i numeri, gli stipendi sono da contratto nazionale e quindi pubblici) e rispetto al passato da partita Iva non ho niente da dire (anche qui si potrebbe aprire un capitolo a parte, ma lasciamo stare…). Sinceramente, però, sparare quella cifra a reti unificate o quasi, rispetto a una media italiana che è meno della metà mi lascia un attimo perplesso. Per usare un eufemismo.

Certo, se vogliamo financo filosofeggiare, non so quanto la definizione “stipendio d’oro” possa essere equiparata ai suddetti quattromila e passa euro al mese. Se fossimo in un periodo di estrema chiarezza politica, probabilmente l’onorevole Fassino avrebbe addirittura ragione, con tutti i se e i ma del caso. Tuttavia un politico navigato e di professione come lui dovrebbe capire che sbandierare un cedolino del genere in Parlamento è un po’ l’antitesti del farsi ben volere. Oltretutto da sinistra.

Non facciamo, però, demagogia spicciola che scivola nell’anti-politica. Come ho avuto modo di ripetere tante volte, il problema non è la politica, ma la mala-politica. Rispetto enormemente il lavoro dei parlamentari, sia chiaro: chi lo fa con dedizione ha responsabilità e ha tanta attività da portare avanti, a volte anche troppa; poi ci sono quelli che, invece, vanno a Roma a gozzovigliare, a fare presenza (forse), a spingere un tasto o giù di lì: ma pure questa è un’altra storia.

E basta rileggere il blog, ad esempio, per capire cosa pensassi del “taglio” di senatori e deputati, secondo l’umile parere dello scrivente arrivato sull’onda del taglio delle amministrazioni provinciali di renziana memoria (i risultati sono sotto gli occhi di tutti, oltrettuto forse si tornerà indietro) e di una certa anti-politica miope. Fra le loro importanti funzioni i parlamentari hanno quella di rappresentare il territorio di riferimento, in sostanza provare a portare a Roma le istanze dei cittadini che li hanno eletti. Già prima era difficile, per fare un esempio del territorio senese, riuscire a raccogliere tutte le esigenze, figuriamoci adesso che colui o coloro che sono eletti da queste parti dovrebbero riuscire a mettere insieme quelle, metro quadrato più metro quadrato meno, che vanno da Arezzo, passano da Siena e arrivano a Grosseto.

Fassino voleva aprire una discussione seria su remunerazioni, politica e via dicendo? Bene, diciamo che quantomeno ha sbagliato tempi e modi. Di questi tempi, ha sbagliato parecchio.

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